martedì 16 febbraio 2016

Novalis (Europa oder die Christenheit)


«Erano belli, splendidi tempi quelli in cui l'Europa era una terra cristiana in cui un'unica Cristianità abitava codesta parte del mondo umanamente configurata, e un unico grande interesse comune univa le province più remote di questo vasto reame spirituale. Senza grandi possessi terreni, un solo capo supremo dirigeva e unificava le grandi forze politiche. Una numerosa corporazione, cui ognuno aveva accesso, gli era immediatamente sottoposta, ne eseguiva i cenni e si adoperava con ogni zelo a consolidarne la benefica potenza. Ogni membro di questa comunità era dovunque onorato; e se gli umili cercavano presso di lui conforto o aiuto, protezione o consiglio, e in cambio provvedevano volentieri e con generosità ai suoi molteplici bisogni, anch'egli trovava protezione, rispetto e ascolto presso i potenti; e tutti si tenevano cari questi uomini eletti, armati di forza prodigiosa, come figli del cielo la cui presenza e benevolenza diffondevano molteplici benedizioni. Un'infantile fiducia legava gli uomini ai loro messaggi. Con che serenità ciascuno poteva compiere la sua quotidiana opera terrena, poiché grazie a questi santi uomini un avvenire sicuro l'attendeva e da loro poteva aspettarsi venia per ogni passo falso e da loro veder cancellato e schiarito ogni oscuro istante della vita. Erano essi i piloti esperti sul gran mare sconosciuto, sotto il cui usbergo si poteva tenere in non cale tutte le tempeste e tranquillamente confidare nell'approdo e nello sbarco sicuro sulle rive della patria vera.
[...]
L'odio personale inizialmente nutrito per la fede cattolica si trasformò a poco a poco in odio per la Bibbia, per la fede cristiana e alla fine addirittura per la religione. Di più: l'odio per la religione si estese molto naturalmente e conseguentemente a tutti gli oggetti dell’entusiasmo, sconsacrò fantasia e sentimento, morale e amore dell'arte, speranze e tradizioni; a stento conservò l'uomo a capo della gerarchia degli esseri naturali, e la musica dell'universo, inesauribilmente creatrice, ridusse allo strepitio monotono di un enorme molino, che, mosso dalla corrente del caso e natante su di essa, doveva venir considerato come un molino in sé senza costruttore né mugnaio, come un vero e proprio perpetuurn mobile, come un molino che macini se stesso.
Un solo entusiasmo era stato generosamente lasciato al misero genere umano rendendolo indispensabile, come pietra di paragone della più alta cultura, ad ogni azionista di essa: l'entusiasmo per questa stupenda e grandiosa filosofia, e in particolare per i suoi sacerdoti e mistagoghi [iniziatori ai misteri della religione]. La Francia fu così fortunata. da diventare la culla e la sede di questa nuova fede che era impastata di ogni sapere. [...] Quei messeri erano occupati senza posa a purificare d'ogni traccia di poesia la natura, il mondo, l'anima umana e le scienze, a distruggere ogni resto di religiosità, ad avvilire con sarcasmi la memoria di ogni personalità o avvenimento edificante e a spogliare il mondo di qualsiasi colorito ornamento. La luce era divenuta la loro prediletta per via della sua matematica docilità e della sua impudenza. Si rallegravano di poterla suddividere anziché contemplarla e giocar coi colori, e da essa quindi chiamarono Illuminismo quella loro grande impresa.
[...]
Sugli altri paesi europei, all'infuori della Germania, si può solo profetare che, con la pace, comincerà a pulsare in loro una nuova e più alta vita religiosa che inghiottirà presto ogni altro interesse mondano. Invece in Germania si possono già indicare con piena sicurezza le traccie di un nuovo mondo. La Germania precede con passo lento ma sicuro i rimanenti paesi europei [...]
[la Germania ha una pre]ponderanza su gli altri. Nelle scienze e nelle arti si nota un potente fermento. Si sviluppa dovunque un'infinita ricchezza spirituale. Si scava da miniere nuove, intatte. Mai le scienze furono in mani migliori o, almeno, suscitarono maggiori aspettazioni; si indagano le parti più diverse degli oggetti, nulla si tralascia, tutto vien dibattuto, giudicato, investigato. E tutto si rielabora; gli scrittori diventano piu personali e potenti, ogni antico monumento della storia, ogni arte, ogni scienza trova degli amici e viene abbracciata e fecondata con nuovo amore. Una versatilità senza pari, una profondità meravigliosa, una splendente politezza, conoscenze vastissime e una fantasia ricca e piena si trovano qua e là, e spesso, audacemente accoppiate. Un possente presentimento d'arbitrio creatore, un superamento di ogni limite, di una molteplicità infinita, di una santa originalità e di una universale capacità dell'uomo interiore sembra destarsi dovunque. Svegliatasi dal sogno mattutino dell'inesperta fanciullezza, una parte del genere umano esercita le sue prime forze contro i serpenti che avvolgono la sua culla e gli vogliono togliere I'uso delle membra. Non sono ancora che accenni, incoerenti ed informi, ma che già tradiscono all'occhio dello storico una individualità universale, una storia nuova, una umanità nuova, il dolcissimo abbraccio di una giovane Chiesa sorpresa e di un Dio d'amore, e l'intima concezione, nelle sue mille membra contemporaneamente, di un nuovo Messia.»

Novalis, Cristianità o Europa, a c. di M. Manacorda, Einaudi, Torino 1942, pp. 3, 14-15, 18-19.

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