lunedì 15 febbraio 2021

un epilogo coerente

Non mi stupisce quanto è avvenuto il 6 gennaio: è un epilogo perfettamente coerente con l’aggressività prepotente e intollerante di Trump. Un miliardario abituato ad essere obbedito senza fiatare (viene in mente il film Potere assoluto di Clint Eastwood): non può sopportare l’idea che qualcuno lo contraddica, non può sopportare di essere sconfitto, non lo può proprio accettare, non gli va giù. Mesi prima delle elezioni aveva messo le mani avanti, dicendo che ci sarebbero stati brogli e non garantendo una transizione pacifica del potere, in caso di sua sconfitta.

Ma che senso delle istituzioni ha un presidente che parla così?

Hai degli elementi per dire che temi dei brogli nelle elezioni non ancora svoltesi? Bene, se sono elementi validi presentali nelle sedi istituzionali previste dalla democrazia americana. Non aizzi i tuoi fans, tra cui dei neonazisti dichiarati, ad armarsi di tutto punto e ad andare presso i seggi elettorali facendo intollerabili pressioni sugli scrutatori.

Hai degli elementi per dire che ci sono stati dei brogli nelle elezioni già svolte? Se sono elementi validi presentali nelle sedi istituzionali previste dalla democrazia americana. Gli organi di controllo hanno tutti respinto i ricorsi dei legali di Trump per presunti brogli. In democrazia si accetta il responso degli organi previsti dalla Costituzione e dalle leggi vigenti, non si continua a parlare di «elezioni rubate».

Se ci si ostina a farlo non ci si deve stupire che ci sia gente che non si fida più di quelle istituzioni che hanno certificato in tutte le sedi l’inesistenza di brogli, e ne trae la conseguenza che bisogna rovesciare le istituzioni. Come è avvenuto il 6 gennaio.

Un fatto gravissimo. Mussolini aveva minacciato di fare del Parlamento, «aula sorda e grigia», «un bivacco di manipoli»: l’aveva minacciato, ma non aveva osato farlo. Hitler ha sì fatto incendiare il Parlamento, il Reichstag, ma nottetempo e nascondendo la mano con cui lo faceva, e attribuendo l’incendio ai comunisti. Dimostrando in ciò un pudore che Trump non ha avuto. Lui ha chiesto ai suoi sostenitori, alla luce del sole, di lottare perché non gli venisse «rubata» la vittoria, e li ha convocati esattamente il giorno in cui avrebbe dovuto esserci l’ultima, definitiva ratifica della sua sconfitta, ed esattamente davanti a quel Parlamento che avrebbe dovuto sancire tale ratifica. Non li ha convocati il giorno prima. Non li ha convocati in un altro luogo. Li ha convocati nel momento e nel luogo in cui avrebbe dovuto avvenire, in modo libero e senza pressioni violente, uno degli atti più solenni della vita democrazia degli Stati Uniti. Lui ha fatto quello che nemmeno Mussolini e Hitler avevano osato fare: l’assalto al Parlamento.

I senatori repubblicani, respingendo il secondo impeachment il 13 febbraio 2021, hanno preferito non sanzionare un Presidente che aizza le sue milizie (anche paramilitari) ad assaltare il Parlamento. Solo in 7 senatori repubblicani hanno votato secondo coscienza. Gli altri hanno preferito considerazioni di convenienza elettorale: nel 2022 ci saranno le elezioni di medio termine e Trump è uno che attira molti voti. Più voti di quanti il Great Old Party ne avesse mai raccolti. Che meschinità: anteporre interessi di botteghino elettorale alla salvaguardia della Costituzione.

Ma per completezza chiediamoci: c’è qualcosa di vero nelle accuse trumpiane di brogli?

1) Anzitutto diciamo che è comprensibile che un presidente che aveva ottenuto dei buoni risultati sul piano economico, risultati che avevano trovato apprezzamento anche in ceti popolari, ci resti un po’ male ad essere sconfitto. Ma Trump è in buona parte responsabile di questo: la sua sconfitta è dovuta soprattutto al COVID, che ha causato sotto la sua presidenza più di 400.000 morti, più dei soldati americani morti nella seconda guerra mondiale. Ora, io non sto dicendo che Trump abbia sbagliato tutto nella gestione del COVID: la sua linea era di privilegiare l’economia rispetto alla salute. E questo ha una sua logica, cara soprattutto a quei ceti imprenditoriali che sono la spina dorsale del suo elettorato. Ma, a monte, dobbiamo chiederci: non ha Trump nessuna colpa per l’originarsi del COVID? Da dove viene il COVID? Non viene forse dalla Cina? E non aveva Trump scatenato una guerra (commerciale, almeno al momento) contro la Cina? Siamo sicuri che lo stato di guerra in cui Trump ha messo la Cina non c’entri niente con la diffusione del COVID? Non sto pensando che il virus sia stato fabbricato ad arte. Ma in qualche modo mi viene il sospetto che lo stato di guerra in cui la Cina si è venuta a trovare, ad opera di Trump, c’entri qualcosa con il modo a dir poco maldestro con cui la Repubblica Popolare ha gestito la vicenda. Finendo, guarda un po’, poco danneggiata al suo interno e riuscendo, grazie al COVID, a non far rieleggere il suo nemico Trump.

2) In secondo luogo Trump se l’è presa col voto postale. Ora, è un dato che il tipico elettore di Biden, come in genere la sinistra in tutto il mondo (tranne i giovani, di sinistra), ha un atteggiamento meno spavaldo, verso il rischio di contrarre il virus, di quanto non lo abbia il tipico elettore di Trump. Quindi era prevedibile che molti elettori di Biden, per timore di contrarre il virus votando in presenza, scegliessero il voto postale, una modalità di voto già prevista nelle elezioni precedenti, ma che certo nel 2020 è stata utilizzata in modo molto più esteso. Ma la spiegazione non è che in tal modo lo schieramento pro-Biden sperasse di imbrogliare, facendola franca, perché comunque i controlli in una democrazia come quella americana ci sono e sono rigorosi. Piuttosto si tratta molto semplicemente di paura del virus, che gli elettori di Biden avevano, molto più degli elettori di Trump. Il quale ha dimostrato, nel momento in cui è risultato positivo, di disprezzare profondamente le cautele e le paure del COVID, facendo come se fosse anche meno di un’influenza. E lo si capisce, visto che ha potuto avvalersi di cure, che a un “comune mortale” sono, per motivi economici, precluse.

Il tentativo fatto da Trump di togliere il voto a cittadini che avevano paura di contrarre il virus, delegittimando il voto postale, appare come un’ulteriore prova della sua arrogante volontà di vincere a qualsiasi costo.

[15-02-2021]



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