giovedì 17 giugno 2021

riflettendo sul complottismo

Qualche tempo fa è apparsa su Facebook questa vignetta con questo commento, delirante: «Solidarietà al 18enne di Fano che per aver inscenato una protesta contro l’uso della mascherina in classe è stato prelevato dalle forze dell’ordine, portato nel reparto psichiatrico dell’ospedale e sottoposto a TSO, su firma del sindaco. Sto approfondendo la vicenda e risulta tuttora ricoverato in psichiatria a Pesaro. Contattato oggi dall’avvocato Lillo Massimiliano Musso, che ha pubblicato la telefonata, ha espresso la volontà di tornare a casa. Dobbiamo tirarlo fuori da lì.

Ragazzo non conosco il tuo nome, ma se leggerai mai questo, sappi che non sei solo»

Ora io ho commentato così: «Beh, credo che bisognerebbe conoscere meglio la vicenda: quanto leggo presuppone che ci sia stato un complotto di a) insegnanti, b) preside, c) forze dell’ordine, d) sindaco, e) personale sanitario (infermieri e medici).

Se il ragazzo non fosse stato in condizioni serie (mettendo a repentaglio l’incolumità sua e di quanti gli stavano attorno) ritengo estremamente probabile che qualcuno di questi anelli della catena sarebbe saltato.»

Successivamente ho trovato una trattazione equilibrata dell’accaduto:

«Uno studente di 18 anni ha rifiutato di indossare la mascherina in classe, arrivando a incatenarsi al banco per non essere portato fuori dall’aula, dopo che i docenti avevano cercato inutilmente di convincerlo a metterla oppure a uscire. Alla fine il giovane è stato sottoposto a Tso e ricoverato al reparto psichiatrico di Pesaro. Una vera e propria mattinata di follia quella andata in scena ieri, giovedì 6 maggio, al’Istituto Olivetti di Fano, nelle Marche.

C’è da dire che nei giorni precedenti il ragazzo aveva già ‘protestato’ contro l’obbligo di indossare il dispositivo di protezione, tanto da costringere gli insegnanti ad allontanarlo dall’aula. E – soprattutto – dai suoi compagni. Ieri, l’apoteosi, quando il 18enne fanese si è reso protagonista della bizzarra ribellione: voleva a tutti costi restare ‘libero’ in classe senza indossare la mascherina, un fantomatico diritto argomentato attraverso le tesi fantasiose di un presunto ‘costituzionalista’. Più tardi nella giornata, la preside ha dichiarato che tale “costituzionalista” sarebbe una persona che sta plagiando.

Fatto sta che il 18enne si è incatenato a un banco facendo partire due ore di estenuanti trattative. Solo con l’arrivo della polizia locale, costretta ad accompagnare il ragazzo in ospedale, si è arrivati all’epilogo di questa singolare vicenda. Al pronto soccorso però, il giovane avrebbe reagito con violenza e sarebbe stato necessario un nuovo intervento degli agenti. Anche i genitori, subito avvertiti, non hanno potuto fare nulla per evitare il Tso.

Eleonora Marisa Augello, dirigente dell’istituto scolastico, ne ha parlato al Corriere Adriatico: “Esistono delle precise prescrizioni sanitarie che provengono da decisioni governative ed è nostro dovere rispettarle per la sicurezza dei nostri ragazzi e delle loro famiglie”. “È chiaro – ha precisato la dirigente – che in tutti questi giorni, presentandosi un caso così difficile, il nostro primo intento è stato quello di svolgere un compito educativo, facendo riflettere il ragazzo e chiunque si trovi nel sostenere posizioni di questo genere delle conseguenze a cui si può andare incontro. Ognuno ha il diritto di manifestare la sua libertà di pensiero, criticando anche le leggi e i regolamenti, ma lo può fare senza mancare al rispetto degli altri”. https://www.fanpage.it/attualita/fano-studente-rifiuta-la-mascherina-e-si-incatena-al-banco-in-classe-scatta-il-tso/

Il post iniziale è comunque un esempio di complottismo. Ma qual è l’essenza del complottismo?

Vediamo anzitutto lo stile comunicativo.

  • Da questo esempio ricavo anzitutto un elemento, tutt’altro che secondario: la mancanza di approfondimento, il non farsi delle domande “a 360 gradi”;
  • il che è poi legato a un altro elemento: il puntare sullo scatenamento di emozioni forti (in genere di indignazione), le più forti possibile, tanto più forti quanto meno razionalmente motivate;
  • da questo poi deriva che, non essendo la mia idea motivata razionalmente, ma unicamente frutto di un tourbillon emozionale, sarò estremamente infastidito se qualcuno mi chiede di ragionare su quanto sostengo: lo vedrò appunto come espressione del complotto, prova che il complotto esiste. Se qualcuno cerca di farmi ragionare, dubita di quello che dico, quindi è parte del complotto.
  • E siamo così al quarto elemento: la demonizzazione di chi osa mettere in dubbio quanto sostengo. Nella vignetta si vede che il malefico infermiere, non per nulla rappresentato visivamente col volto scuro e occhi maligni (il nefasto cattivone), viene configurato come uno intollerante, pronto a fare una punturina a chiunque metta in dubbio la sua impostazione. Cioè la frittata viene completamente rovesciata.

E vediamo che cosa suppone da un punto di vista poi contenutistico il complottismo.

  • Anzitutto suppone che esista una profonda differenza antropologica tra gli esseri umani: alcuni sono angelicati e altri sono demonizzati, alcuni sono angeli e altri diavoli. Di alcuni si estremizza in modo irrealistico la totale e perfetta bontà e innocenza, di altri la mostruosa e demoniaca cattiveria e assenza di ragioni. Nell’esempio da cui sono partito si dà per scontato che il ragazzo non abbia la benché minima colpa, e quindi che chi lo ha sottoposto a TSO abbia tutto il torto possibile e immaginabile. Ora, io mi chiedo: è immaginabile che il ragazzo non avesse nessun problema? Non si dice che cosa abbia fatto, se non un generico e innocente aver «inscenato una protesta contro l’uso della mascherina in classe»; ma in che cosa consisteva esattamente questa “scenata”? Si era incatenato al banco, per non dover essere cacciato fuori, come nei giorni precedenti, dicono fonti ben informate. Avendo insegnato per diversi decenni mi sembrava in effetti improbabile che un insegnante chiami il preside senza un grave motivo, e il preside chiami (il sindaco e) le forze l’ordine senza un grave motivo. E trovo altresì altamente improbabile che il personale sanitario proceda a somministrare calmanti senza un adeguato motivo. Per non parlare della assurdità di pensare che un calmante possa agire sul pensiero, attuando un “lavaggio del cervello”: ma come? Nemmeno la polizia dei regimi più dispoticamente totalitari riusciva a far cambiare le idee a degli oppositori che non le volevano cambiare, figuriamoci se un calmante agisce sull’interpretazione globale della realtà. La somministrazione di un calmante, classico nei casi in cui una persona dia fuori di testa in modo pericoloso, può solo di operare un temporaneo stato emotivo, non un cambiamento permanente delle idee di una persona, rendendola, nell’esempio di partenza, ligia alla “dittatura sanitaria”.
  • E qui siamo al secondo elemento: i cattivi, tantissimi cattivi, tantissimi diabolicamente cattivi, devono agire all’unisono, in barba alla verità. Ora, è già molto difficile, per non dire impossibile, che anche un numero ristretto di persone pensi e agisca all’unisono anche quando persegue dei fini buoni, alla luce del sole, senza che sia richiesta complicazione alcuna, in quanto, come diceva già la saggezza antica, tota capita tot sententiae; ma che ad agire all’unisono sia un enorme numero di persone, perseguendo dei fini malvagi, il che implica di dover adottare tutta una serie di complicatissime manovre per nascondere, fingere, falsificare, eliminare chi rischia di tradire, non lasciarsi sfuggire mai alcunché che possa contraddire le menzogne dette, beh questo mi pare davvero di una improbabilità estrema e totale. Mentire è più complicato che dire la verità, perché uno deve essere coerente con quanto ha detto, quando ha mentito. E questo è innaturale. E costringe a un dispendio non indifferente di energie. Se poi a dire la stessa menzogna devono essere in tanti la cosa si complica ancora di più. Per questo fu relativamente facile al profeta Daniele smascherare i due perfidi vegliardi che avevano accusato ingiustamente la “casta Susanna” (Daniele, cap. 13): continuare a mentire coerentemente e all’unisono è molto difficile. Del resto anche i giochi in cui uno debba sempre, e coerentemente, mentire non sono affatto facili: penso a un gioco in una trasmissione TV di Paolo Bonolis, in cui uno doveva sempre dare la risposta falsa, non quella vera. Quasi tutti prima o poi cadevano: la mente umana è fatta per la verità, non per la menzogna. Ora, nell’esempio di partenza, si suppone appunto un perfido accordo tra un numero elevato di esseri umani: gli insegnanti del ragazzo, la sua preside, il sindaco (che avrà pur dovuto consultarsi con qualcuno, immagino), le forze dell’ordine e il personale sanitario. Possibile che abbiano tutti agito all’unisono, senza che a nessuno venisse il dubbio di stare esagerando e che comunicasse agli altri decisori tale dubbio? Mi sembra molto difficile. Senza contare che ci sarà pur stato qualcuno estraneo al complotto che assisteva: perché non ha detto o fatto niente per impedirne l’attuazione? Questa è anche una forte obiezione al complottismo applicato allo sbarco dell’uomo sulla luna: se fosse stata tutta una finzione degli americani, perché i sovietici non lo avrebbero denunciato? O per quanto riguarda il complottismo applicato alla Twin Towers: se sono stati gli americani a far crollare con esplosivo le Torri gemelle, perché nessuno, delle decine e decine di americani coinvolti nel complotto, se ne sarebbe pentito e avrebbe vuotato il sacco? E perché Ben Laden se ne è attribuito il “merito”, venendo poi per questo, qualche anno dopo, ucciso? Salvo che uno pensi che Ben Laden non è mai esistito o che, pur esistendo, gli americani hanno fatto finta di ucciderlo. Ma qui saremmo davvero in presenza di un serio caso psichiatrico.
  • Me c’è un terzo elemento contenutistico: il motivo per cui i cattivoni dovrebbero fare quello che fanno. Molto spesso il complottista non sa dare delle ragioni per cui i cattivoni farebbero quello che fanno. Non delle ragioni adeguate, almeno. Ad esempio, perché gli americani avrebbero dovuto far crollare le Torri gemelle? Per avere il pretesto per invadere l’Afghanistan, immagino risponderebbe il complottista. Ma questa risposta appare non convincente: non c’era nessun vantaggio economico a invadere l’Afghanistan, ma solo soldati morti e prestigio compromesso per la incapacità di debellare i talebani. Ma poi, è pensabile che un americano abbatta un edificio così anche simbolicamente importante per la sua nazione, uccidendo migliaia di suoi connazionali, tra cui non era possibile escludere si trovasse anche qualche suo amico o parente? E che lo faccia per un obbiettivo talmente improbabile come la tentata invasione di una regione montagnosa e priva di qualsiasi appetibilità economica?
  • Infine c’è un motivo riportato da Taguieff nel suo libro sull’immaginario del complotto mondiale: l’idea, delirante, che niente possa accadere a caso e che tutto ciò che accade risponda a un progetto fatto da qualche potente. Se accade A, e A avvantaggia B, possiamo essere sicuri che sia B ad aver prodotto A.

Ma allora perché esiste il complottismo? Credo che un motivo sia la tentazione di avere delle risposte rassicuranti nella loro estrema “semplicità”. Affrontare la complessità della realtà richiede più fatica di dare delle risposte preconfezionate, usare l’accetta è più facile che usare il bisturi. Risparmia un sacco di fatica.

E poi, soprattutto, mi evita di mettermi in discussione: giro la frittata sull’altro, la colpa è tutta dell’altro.



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