domenica 15 novembre 2020

considerazioni sulle nuove formule liturgiche

La CEI ha finalmente chiesto di applicare le nuove formule liturgiche: nella recita del Padre nostro, nel Confiteor, nel Gloria e altrove.

Nel Confiteor si dirà «confesso a voi fratelli e sorelle»: è la novità dal senso più immediatamente comprensibile; si tratta di superare residui patriarcali non essenziali al Dato rivelato. Non si tratta di negare la (bontà della) differenza sessuale, ma di riconoscere alla donna pari dignità. Non credo che questo porterà a grandi ribaltamenti, tipo sacerdozio femminile, che ipotizzo non verrà mai ammesso, ma in ogni caso se mai lo sarà, non è per i prossimi tempi.

Nel Gloria invece di «pace in terra agli uomini di buona volontà» si dirà «pace in terra agli uomini amati dal Signore», ad indicare, molto opportunamente, che la prima Iniziativa nel bene è del Mistero, superando i residui di moralismo semipelagiano purtroppo invalsi in molta teologia e omiletica tridentina, in funzione malamente antiprotestante.

Nel Padre nostro si dirà non più «non ci indurre in tentazione», ma «non abbandonarci alla tentazione», superando, molto opportunamente, l’immagine, più veterotestamentaria che evangelica, di un Dio severo giudice che si diverte a metterci alla prova standosene a guardare impassibile, un Dio facilmente adirato, che ci manda il male. Il male, sia (direttamente) morale sia (indirettamente) fisico, viene dal Maligno e dalla nostra libera volontà che liberamente gli dà retta. Il Mistero creatore vuole solo il bene, tutto il bene, e il male lo permette solo a) per rispetto alla libertà creata, b) sapendone trarre comunque un bene: omnia propter electos, omnia cooperantur in bonum diligentibus Deum. Questo non significa ridurLo a un fratello maggiore, dalla potenza limitata, come mi pare faccia Vito Mancuso: Dio è onnipotente. Onnipotente e infinitamente buono.



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