venerdì 19 novembre 2021

La Chiesa è perseguitata dal relativismo?

Fino alla caduta del muro di Berlino la Chiesa era perseguitata nei paesi comunisti. Lo è in qualche modo ancora oggi in Cina, benché la Cina non si concepisca più, come dice Huntington, come attiva propagatrice del comunismo nel mondo (a differenza dell’URSS); quindi la minacciosità della sua (peraltro discussa) “persecutività” non appare nemmeno lontanamente paragonabile a quella dell’Unione sovietica. Tanto più che non esiste alcun partito politico, in Europa, che, legato a Pechino, si prefigga di importare il modello cinese (a differenza dei partiti comunisti occidentali di quando c’era l’URSS) e men che meno che abbia qualche sia pur remota probabilità di prendere il potere.

Tuttavia qualcuno sostiene che la Chiesa sia oggetto di persecuzione, o stia per esserlo, a motivo del diffondersi in Occidente di una mentalità etica relativistica, che portando avanti battaglie come il codiddetto “gender” o l’eutanasia, si appresterebbe a dare il colpo di grazia alla fede. 

Ora questo modo di pensare mi pare sbagliato, e per diverse ragioni.

1. Anzitutto chi vuole il riconoscimento giuridico di certi valori o “diritti” non ha una visione totalizzante della realtà che sia anche solo lontanamente paragonabile a quello che era il marxismo-leninismo. Il suo progetto è enormemente più circoscritto e “modesto”: si tratta di gente che vuole vivere in un certo modo, senza esserne impedita. Vivere ad esempio potendo uscire in strada con un partner dello stesso sesso senza venir picchiata. O vivere potendo decidere di terminare la propria vita quando la giudicherà insopportabilmente dolorosa. Una volta che tali “diritti” siano riconosciuti non mi risulta che esista la volontà di sradicare una comunità cristiana che non pretendesse di tornare a toglierglieli per via legislativa. Per essere ancora più chiaro: il comunismo voleva togliere di mezzo la fede “a prescindere”, facessero o no i cristiani qualcosa di politicamente sgradito; il relativismo occidentale attuale non vuole altro che una legittimazione giuridica di certe prassi etiche, che riguardano la sfera privata (e che possono confliggere con l’antropologia cristiana). Il comunismo aveva una visione 1a) teorica 1b) totalizzante che voleva riplasmare tutto (pubblico e privato, per cui 1c) tutti 1d) dovevano sempre fare X; il relativismo attuale ha solo degli obbiettivi 2a) pratici e 2b) circoscritti, dato che si limita a chiedere che nella sfera privata, 2c) chi vuole 2d) possa, se e quando lo vuole, fare X. Ed è per questo che mentre il marxismo non poteva non voler sradicare del tutto il cristianesimo, così da imporre a tutti la sua visione, al relativismo basta che non gli sia imposto, sul piano legislativo, qualcosa che (si suppone, a torto o a ragione) leda certi aspetti della (loro) sfera privata.

Certo, ci sono dei contenuti della X relativistica, come l’aborto, che non riguardano solo il soggetto agente, ma un altro soggetto. Quindi è sacrosanto che un cristiano possa impegnarsi a contrastare l’aborto anche sul piano legislativo: ma non tirando in ballo la fede, bensì argomentando con la ragione; il che è più che sufficiente e non ha controindicazioni.

2. In secondo luogo alla Chiesa non è necessaria una adesione ai suoi precetti etici ottenuta per via legislativa, anzi non è nemmeno utile: fare il bene infatti perché spinti a ciò dalle leggi statali non avrebbe senso. Occorre invece, dal punto di vista della stessa fede, che fare il bene sia conseguenza operativa di una gratitudine per un Evento imprevedibile. L’etica si fonda sull’ontologia, non l’ontologia sull’etica. E in ogni caso, ripeto, l’etica non può essere imposta dalle leggi statali, che si limitano a impedire che si faccia un danno ad altri. Le leggi non possono obbligare a fare il bene (anche perché del bene, in una società multiculturale esistono diverse, legalmente legittime, concezioni), si limitano a impedire che si faccia del male ad altri.

Ma, si dice, se passano certe leggi, la Chiesa non sarà più libera di dire che certe cose sono sbagliate. Chiaramente, se fosse così, sarebbe un male. Ma per la Chiesa l’essenziale è A) l’annuncio di un Evento, non B) il mettere in riga dal punto di vista morale tutta la gente. Quanto più si darà importanza a B e meno ad A, tanto più si renderà il mondo “laico” desideroso di mettere il bavaglio alla Chiesa. Dovrebbe essere ovvio. Se poi si pensa a leggi che fanno del danno ad altri, come l’aborto, come dicevo, è giusto impegnarvicisi contro, ma non in quanto cristiani, bensì usando la ragione e gli argomenti razionali, mettendosi alla pari di qualsiasi altro cittadino, senza pretendere di imporre alcunché.



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