lunedì 1 novembre 2021

un brutto (provvisorio) epilogo

Il 27/10/2021 il Senato, dopo mesi di ritardi, ha deciso di non decidere, cioè di non discutere nemmeno la legge già approvata dall’altro ramo del Parlamento. 

Una brutta pagina della democrazia in Italia, perché scegliere di non discutere è sempre un male. 

Le responsabilità peraltro sono diffuse: da un lato i sostenitori del DDL Zan hanno rifiutato di prendere più tempo, come suggerito da Renzi, per trovare un accordo in commissione e hanno deciso di andare in Aula senza alcuna ragionevole garanzia che la “tagliola”, minacciata dalle destre, venisse bocciata. Giustamente sono stati perciò definiti dei dilettanti della politica, ma potremmo anche dire degli imbecilli, privi di senso della realtà. Che non possono prendersela, come invece fanno, con Italia Viva perché tale partito ha dato indicazione di votare contro la “tagliola”, e perché i franchi tiratori che hanno affossato il DDL votando la “tagliola” non erano certo solo in Italia Viva ma anche nel PD e nei 5 Stelle (accanto ad alcuni di Forza Italia che non hanno votato per affossare il DDL). Se ci sono dei franchi tiratori che votano contro le indicazioni del partito non è colpa di chi guida il partito (o meglio un po’ lo è, perché un leader dovrebbe ascoltare chi nel suo partito dissente da una certa linea e trovare una intesa preventiva), ma comunque non è più colpa di Renzi che di Letta o di Conte, visto che in tutti e tre i partiti ci sono stati franchi tiratori.

Ma grave è la responsabilità anche delle forze populiste di estrema destra, che hanno presentato migliaia di emendamenti, in un’ottica palesemente ostruzionistica, hanno bollato con parole di fuoco la proposta di legge, e alla fine hanno tolto la maschera, proponendo appunto non di modificare la legge, come sarebbe stato giusto, ma proprio di affossarla; la “tagliola” è questo: «non se ne discuta nemmeno». Certo, l’ideale sarebbe stato trovare un accordo in commissione, ma perché non si sarebbe potuto modificare la legge in Aula? I numeri per farlo c’erano, lo ha dimostrato il voto del 27/10. Mi pare non ci siano altre spiegazioni, se non che la volontà dei populisti fosse (fin dall’inizio?) quella di non dialogare, ma di affossare una legge contro la violenza verso i deboli.

Spiace che a questo gioco sia sia prestata Forza Italia, che è una formazione meno populista e più moderata dell’estrema destra, ma alla fine si è piegata alla scelta di non discutere nemmeno il DDL. E spiace anche che i vertici della Chiesa non abbiano chiarito in modo più esplicito e tempestivo che il loro intento non era impedire una legge contro la violenza, ma correggere certe parti del DDL Zan, oggettivamente ambigue e potenzialmente pericolose, come quella sulla “identità di genere”. Perché mi pare indubbio che la gran parte dei franchi tiratori abbia deciso di affossare il DDL Zan senza nemmeno tentare di modificarlo, credendo con ciò di obbedire alla Chiesa. Molto probabilmente spinti a pensarlo dalla “nota” del 17 giugno 2021.

Insomma una brutta pagina, per la prevalenza di reciproci irrigidimenti ideologici e di una ostinata sospettosità che ha impedito il dialogo. Perché di dialogo ci sarebbe stato, e c’è, bisogno: leggi come questa non possono essere approvate con 51% dei voti parlamentari: occorre confrontarsi a tutto campo e cercare di capirsi, e accettare poi la mediazione  e il compromesso. Come in troppi, da una parte e dall’altra, non hanno voluto fare.



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